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È stato un successo il Fronte di Sinistra
di : Simone Ishibashi

12 Nov 2006 |

Il PSTU e le elezioni, una polemica dal Brasile

È stato un successo il Fronte di Sinistra [1]?

Quello che vale per gli uomini può essere applicato in certa misura anche alla politica e ai partiti. L’uomo intelligente non è quello che non sbaglia. Queste persone non esistono e non possono esistere. L’uomo intelligente è uno che fa degli errori, non molto gravi, e sa correggerle facilmente e velocemente.
Lenin, L’estremismo, malattia d’infanzia del comunismo (1920)

Anche per un lettore attento, è difficile trovare nell’articolo di Eduardo Almeida sul bilancio del Fronte di Sinistra (FS) rispetto alle elezioni presidenziali brasiliane argomenti che permetino di giustificare in che misura il Fronte è stato un “successo”. È difficile trovare alcun argomento che almeno dimostri come, malgrado tutte le violazioni dello stesso programma del FS da parte di Helena che l’articolo non può non nominare, come malgrado tutte le manovre dei settori più opportunisti del PSOL, il bilancio del FS possa essere globalmente positivo [2].

Per presentare i suoi errori come se fossero dei successi, la direzione del PSTU prova ad astrarre il risultato concreto delle elezioni della discussione politica più generale [3]. Comincia quindi l’articolo sottolineando come “molti hanno preso la quantità di parlamentari eletti come l’elemento fondamentale per fare il bilancio delle elezioni”, mentre per il PSTU “questo è un criterio sbagliato [4]”. Almeida prova in questa maniera a coprire come il diluirsi nel Fronte dietro Heloísa Helena e il PSOL ha significato una vera e propria sconfitta politica per il PSTU alle elezioni [5]. Sarebbe comico, se non fosse in realtà tragico, vedere come il PSTU si lamenta del fatto di avere “appoggiato una candidata a presidente che non sosteneva i nostri candidati a deputati”. Dovrebbe sapere la direzione del PSTU che la politica d’adattamento non può che condurre a questo.

Dall’altra parte, non è vero che il voto alle candidature operaie sia una questione secondaria. C’era una possibilità , difesa in un primo momento dallo stesso PSTU e sostenuta dalla LERQI, di presentare, in base alla Conlutas e alla Conat un programma e dei candidati operai a partire di quella piattaforma che rappresenta un processo di rottura con il PT e il suo braccio sindacale, la CUT [6]. Per sminuire invece il fatto che i deputati eletti del FS (tutti i tre del PSOL) non hanno niente a che vedere con gli interessi strategici dell’avanguardia operaia, dice Eduardo Almeida che “l’elezione di parlamentari impegnati nella lotta contro la riforma del codice del lavoro e delle pensioni (...) sarebbe molto importante. Ma l’elemento decisivo è l’esistenza delle lotte dirette (...). Per ciò, per noi l’elezioni di deputati è importante ma non decisiva per fare il bilancio del FS. Quello che è fondamentale è la sua importanza politica per i lavoratori”. Sarebbe stato o no un passo in avanti per la classe operaia se si potesse contare oggi su un deputato operaio che attuasse dal Parlamento come un vero tribuno del popolo, difendendo una politica di classe e denunciando da lଠi limiti della democrazia borghese? Esistevano o no le condizioni per che queste candidature di classe ottenessero più voti che nel 2002?

È vero, non ostante, che i lavoratori continuano a mantenere grandi speranze rispetto a Lula ma la delusione in alcuni settori apriva uno spazio per la crescita elettorale di candidature classiste, sopratutto considerando l’esistenza di Conlutas e della Conat che secondo il PSTU rappresenterebbero più di due milioni di lavoratori [7].

I risultati non eccelsi ottenuti dal FS nel movimento operaio ha a che vedere con il fatto che Heloísa Helena non si è stancata di fare dei gesti per attrarre l’appoggio di settori borghesi durante la campagna elettorale. In questo senso, la maggior sconfitta del PSTU è stata il suo rifiuto cosciente di difendere un programma classista. Rimanendo dietro di Heloísa Helena e facendo di tutto per trovare argomenti che gli permettessero di rimanere pacificamente nel Fronte, la direzione del PSTU si è letteralmente annullata politicamente di fronte alle masse lavoratrici che nella loro grande maggioranza hanno votato per Lula.

Secondo il PSTU, i voti ottenuti da Heloísa Helena « possono in generale attribuirsi ai lavoratori e ai giovani che rompono con il governo Lula da sinistra ». Seguendo questa logica [8], è stato quindi un successo presentare a questi lavoratori e giovani una candidata che, secondo lo stesso Almeida, “ha difeso apertamente posizioni contrarie ai movimenti sociali”, contrarie al diritto all’aborto, mentre César Benjamin difendeva un “programma opposto al Manifesto [del FS], [il cui] asse era solo la riduzione dei tassi d’interesse, lasciando da parte la rottura con l’imperialismo e la lotta contro le riforme”?

Siamo d’accordo con la critica fatta da Valério Arcary [9] nel suo testo pubblicato due giorni dopo il primo turno in cui affermava che Heloísa Helena non aveva una visione rivoluzionaria del « socialismo » e che, « sfortunatamente, la paura di perdere dei voti [spiegava] il discorso di Helena. I socialisti invece non nascondono il loro programma durante le campagne elettorali ». Se fosse cosi, perché il PSTU ha accettato il programma del FS elaborato dal PSOL ? Perché la direzione del PSTU, che non ha nessuna illusione rispetto a Heloísa Helena, l’ha presentata alla classe operaia come « un’alternativa per i lavoratori » ?

Invece il PSTU vuole trasformare l’errore in virtù. Sottolinea come una cosa positiva il fatto di essersi comportato durante tutto il processo elettorale per preservare “l’unità ” del Fronte di Sinistra. Questa logica che consiste a mantenere a tutti costi l’unità non può non affrontare un problema fondamentale. Non può fare a meno del contenuto concreto di quest’unità . L’unità non può essere separata in nessun modo degli interessi che serve. Nel caso del Fronte di Sinistra, è più che palese che quest’unità è servita per lanciare la candidatura di Heloísa Helena e non è servita a fatto, come l’abbiamo già ribadito, per mettersi al servizio della difesa degli interessi strategici della classe operaia, delle classi subalterne. La candidatura di Helena e di Benjamin ha privilegiato invece, con un programma anti-neoliberista poco conseguente e neo-desarollista [10] il dialogo con settori della piccola borghesia, frazioni della cosiddetta “borghesia produttiva”. È stata un’unità che, invece di favorire i lavoratori ha favorito sopratutto Helena e i settori più opportunisti del PSOL. Si può considerare tutto ciò come un successo?

Possiamo solo essere d’accordo quando Almeida afferma comunque che “si è lasciata passare un’opportunità politica molto importante. Con una definizione programmatica chiara avremmo potuto fare avanzare la coscienza di un’importante frazione dei lavoratori e della gioventù, e avremmo potuto preparare allo stesso tempo le future lotte contro le riforme”. Bisogna ormai che la direzione del PSTU si faccia carico di tutto ciò.

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