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Tra “maiali” e “cigni neri”
di : Paula Bach

17 Apr 2011 | Il 23 marzo, José Sócrates, primo ministro portoghese del Partito socialista, si è dimesso quando i partiti di opposizione hanno respinto il suo quarto taglio al piano di bilancio in meno di un anno.

In inglese "PIGS" significa "maiali" ed è l’acronimo con il quale di recente sono stati indicati i paesi della zona euro caduti in disgrazia. La "P" di Portogallo è la prima lettera di questo miserevole acronimo, seguita dalla "I" dell’Irlanda, la "G" della Grecia e la "S" della Spagna. Il 23 marzo, José Sócrates, primo ministro portoghese del Partito socialista, si è dimesso quando i partiti di opposizione hanno respinto il suo quarto taglio al piano di bilancio in meno di un anno. Le misure proposte contemplavano l’aumento delle tasse, un aumento di 2 punti percentuali delle imposte, la riduzione degli stipendi pubblici, il congelamento delle pensioni e degli appalti pubblici, il taglio delle prestazioni sociali e dei sussidi di disoccupazione, una riduzione del 10% della spesa sanitaria, più altri tagli nel settore dell’istruzione, della giustizia e della difesa, e tra le altre misure una grande riforma del lavoro e il rinvio di progetti infrastrutturali. Il piano, applaudito dalla Banca Centrale Europea, era destinato a ridurre il disavanzo ed evitare un intervento da parte dell’Unione europea. Il centro-destra del PSD, il cui leader è Pedro Passos Coelho, che è in testa nei sondaggi elettorali, oltre ad avere approvato tutti i piani di regolazione precedenti, ha ribadito il suo "impegno solenne a rispettare gli obiettivi di ridurre e controllare il deficit di bilancio." Sia i socialisti che i conservatori concordano con gli obiettivi di riduzione del disavanzo e del debito. Il fantasma che si profila è che l’instaurazione di misure draconiane conduca il governo ad essere ancora più debole. A parte gli aspetti sovrastrutturali di questa crisi politica, si vorrebbe passare attraverso un pronunciamento elettorale dei portoghesi che porti alla formazione di un governo appoggiato dalla maggioranza del Parlamento che possa realizzare un duro programma di aggiustamento di bilancio e di riforme economiche. Due giorni dopo le dimissioni di Socrates, il presidente conservatore Cavaco Silva è stata sollecitato da tutte le parti ( dai socialisti, dai socialdemocratici e dal Partito popolare conservatore) a convocare elezioni anticipate.

Nuova minaccia per l’Euro

Le dimissioni di Socrates hanno oscurato il Vertice dell’Unione europea previsto per il giorno dopo che aveva lo scopo di fermare la diffusione della crisi del debito e di evitare ulteriori salvataggi attraverso un pacchetto di misure tra cui la creazione di un programma salvataggio permanente. Il Portogallo deve affrontare scadenze per circa 9.000 milioni di euro (12.800 milioni di dollari) tra il 15 aprile e il 15 giugno. E se un piano di adeguamento non fosse approvato, le agenzie di rating "castigherebbero" il paese interessato. Così, gli interessi stanno aumentando e il paese si sta avvicinando a una situazione di default. La Standard & Poors ha declassato, nei giorni scorsi, il rating del debito della Grecia e del Portogallo. Il rating greco è stato valutato inferiore a quello dell’Egitto e i titoli di stato del Portogallo sono a un passo dall’essere considerati "junk bond". I titoli a 5 anni del debito portoghese hanno superato il tasso del 8%. In questo contesto, è altamente probabile che il Portogallo, la cui economia a seconda di diverse previsioni subirebbe una contrazione del PIL tra il 1,4 e 2% nel 2011, sia tenuto a realizzare un piano di "salvataggio" per 70.000 milioni di euro preparato dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Ma dietro la crisi del Portogallo, spunta l’irrisolta crisi dell’euro. La situazione del debito portoghese è particolarmente grave per l’esposizione delle banche spagnole. La Spagna è il maggiore creditore del Portogallo e un default di quest’ultimo, sarebbe un duro colpo alla sofferente economia spagnola, la quale deve fare i conti con una disoccupazione del 20%. E la Spagna non è semplicemente uno dei "Pigs": la sua economia è più grande della somma di quelle del Portogallo, dell’Irlanda e della Grecia ed è la quinta economia della zona euro. Una debacle dell’economia spagnola sarebbe una problema difficile da superare per l’euro.

Lo sviluppo di una nuova crisi dell’euro, aggiungerebbe un elemento critico alla debole ripresa economica nel quadro della crisi politica internazionale. La banca centrale cinese afferma che "La crisi del debito d’Europa è una minaccia per la ripresa economica globale". Dall’inizio dell’anno, la Cina ha destinato gran parte delle sue riserve per l’acquisto di obbligazioni portoghesi e spagnole. Per evitare le possibili implicazioni di una crisi del debito in Portogallo, la Cina (e anche Brasile) sarebbe disposta a un nuovo acquisto dei loro titoli obbligazionari.

Che dire dei cigni neri?

I cigni neri sono un fenomeno strano. Gli europei credevano che non esistessero fino a che non giunsero in Australia nel 1697. Il Professore presso l’Università di New York, Nassim Nicholas Taleb, teorizzò che questi animali simboleggiassero un evento altamente improbabile. Il quotidiano australiano The Sydney Morning Herald ha sentenziato, in un articolo pubblicato la settimana scorsa che "i mercati globali stanno dimostrando che la crescita economica è sufficientemente sostenuta per compensare l’invasione di cigni neri che ci affligge, da quando siamo entrati in questo 2011". La teoria dei "cigni neri" o dell’imponderabile è una consolazione per tutti coloro che avevano decretato la fine della crisi economica globale. Ma ci spiace far notare che ciò non è qualcosa “d’imponderabile”.L’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dei prezzi del petrolio, i processi rivoluzionari in Nord Africa e Medio Oriente, la guerra in Libia, la crisi dell’euro, la debolezza strutturale della ripresa dell’economia statunitense, che impone limiti severi alle esportazioni cinesi e al l commercio internazionale, sono fatti legati uno all’altro da una robusta catena. Sono il risultato delle misure di contenimento della crisi economica mondiale iniziata nel 2008, che stanno diventando anelli deboli di una catena, che potrebbe rompersi [1]

 

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